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Essere felici lavorando si può


Un po’ di numeri:

In un anno il lavoro ci occupa circa 1.920 ore, considerando 5 giorni a settimana per 8 ore, per 48 settimane; su un totale di 8.736 alle quali togliere le ore di sonno che sono 2.912 c.a.

Il resto, 3.904 per la famiglia, le relazioni sociali, il divertimento, le vacanze, lo sport…


Questa grande parte di vita lavorativa incide in modo importante sul benessere psicofisico e si ripercuote sulle altre aree dell’esistenza.

Quindi diventa essenziale che il lavoro sia soddisfacente, sia vissuto con coinvolgimento e che l’ambiente sia armonico e sereno.

Solo così si può parlare di Benessere Organizzativo.

Tuttavia la realtà è molto diversa, nella maggior parte delle imprese il lavoro è vissuto in altro modo, con frustrazione, insoddisfazione, ansia e demotivazione.

I numeri parlano chiaro, quando le persone sono soddisfatte si riducono l’assenteismo e gli infortuni, e la produttività si alza.


Martin Seligman, noto psicologo americano padre della psicologia positiva, disciplina che studia come migliorare il benessere personale.

Nella sua teoria della felicità Seligman ignora tutti i contributi della psicologia moderna, perché, dice: “La psicologia moderna negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, si è preoccupata soprattutto di curare le malattie mentali, invece la psicologia del benessere si occupa di prevenire, promuovendo lo sviluppo delle potenzialità personali”.

Seligman cita varie ricerche secondo cui le persone che provano emozioni positive vivono più a lungo e in migliori condizioni di salute, e hanno relazioni interpersonali e risultati professionali migliori della media.

Secondo Seligman la felicità autentica consiste nel provare emozioni positive riguardo al passato e al futuro, nell’assaporare sensazioni positive derivanti dai tanti piaceri dell’esistenza, nel trarre abbondante gratificazione dalle proprie potenzialità personali e nell’usare tali potenzialità al servizio di qualcosa di più grande per ottenere senso nella propria esistenza.


Per Seligman, felicità e benessere sono sinonimi.

Il concetto di benessere nel corso degli anni ha subito numerose modifiche e ampliamenti, che hanno condotto ad una visione del termine più ampia e completa, non più incentrata sull'idea di assenza di patologie, ma come uno stato complessivo di buona salute fisica, psichica e mentale. Questa visione è il punto cardine di molte discipline e correnti di pensiero filosofico, occidentali e orientali, con recenti conferme in campo medico-scientifico. Comunemente il benessere è percepito come una condizione armonica tra uomo e ambiente, risultato di un processo di adattamento a molteplici fattori che incidono sullo stile di vita.


Anche nel rapporto della Commissione Salute dell'Osservatorio Europeo sui sistemi e politiche per la salute (a cui partecipa il distaccamento europeo dell'OMS) è stata proposta

la definizione di benessere come lo stato

  1. emotivo

  2. mentale

  3. fisico

  4. sociale

  5. spirituale

di benessere che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società.

Come si legge nel Rapporto, tutti e cinque gli aspetti sono importanti, ma ancora più rilevante è che questi siano tra loro equilibrati.

Secondo Seligman è fondamentale sviluppare le proprie potenzialità personali,

la cui applicazione ci permette di provare gratificazioni.

Ne elenca 24, ricavate da uno studio di 200 testi antichi tra cui la Bibbia, il Corano, le Upanishad, gli scritti di Aristotele, Platone, San Tommaso, Sant’Agostino, Benjamin Franklin, etc.

Curiosità, amore per il sapere, discernimento, ingegnosità, intelligenza sociale, lungimiranza, valore, perseveranza, integrità, cordialità, amore, senso civico,

imparzialità, leadership, autocontrollo, prudenza, umiltà, capacità di apprezzare la bellezza, gratitudine, speranza, spiritualità, capacità di perdonare, senso dell’umorismo, vitalità.



Le cause della felicità sono riassumibili nella formula:

Livello permanente di felicità = felicità costituzionale + circostanze della nostra vita + fattori sotto il nostro controllo

(valutazione del passato, aspettative sul futuro, piaceri e gratificazioni).


Ognuno di noi ha un livello permanente di felicità che è ereditario.

Questo elemento pesa per circa il 50% del nostro livello complessivo di felicità.

Su questo fattore non possiamo fare quasi nulla.

Le circostanze della nostra vita, secondo Seligman, incidono intorno al 10% del nostro livello complessivo di felicità. Tendono ad avere un livello di felicità maggiore le persone che vivono in un paese democratico e ricco, hanno avuto la fortuna di non vivere emozioni ed eventi negativi significativi.

Altre situazioni che sono collegate alla felicità sembrano essere: vivere in coppia e avere una ricca rete di rapporti sociali.

Asserisce Seligman che per aumentare stabilmente il nostro livello di felicità,

in quel restante 40% su cui possiamo influire, dobbiamo: fare la pace col nostro passato, diventare più ottimisti, godere dei piaceri della vita, svolgere attività e inserirci in relazioni e contesti per noi gratificanti, vale a dire dove possiamo mettere a frutto le potenzialità che abbiamo maggiormente sviluppato.

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