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NOIA

Puntata 5


Immaginiamoci in vacanza, abbiamo attraversato il sollievo del distacco dal lavoro, la calma nell’assaporare momenti preziosi, la spensieratezza e la leggerezza lontano dalle preoccupazioni, liberi dagli impegni; la gioia e la felicità che ci riempiono il cuore e lo spirito, e come sappiamo sono emozioni passeggere, effimere, delle quali ricordarci nei momenti NO.


Come ogni esperienza, anche le vacanze sfumano e quasi quasi si ha voglia di ritornare alla nostra vita frenetica.

È qui che può comparire la NOIA, come la riconosciamo?


Quando ci stanchiamo anche di un momento bellissimo.


Siamo tranquillamente abbandonati su un lettino in riva al mare, o stesi su di un prato in montagna, stiamo leggendo un libro, ma subito lo abbandoniamo, ci giriamo e rigiriamo in cerca di stimoli nuovi, guardiamo l’orologio e pensiamo a quanto manca all’ora di cena…


La NOIA è un’emozione difficile da placare, è una combinazione tra l’inerzia, l’indifferenza e un senso di frustrazione.


La percezione di NOIA sembra essere un sentimento molto moderno, tuttavia anche Plinio credeva che molti “sovraccarichi” cittadini Romani si suicidassero con il veleno a causa della loro vita tediosa.


Bisogna aspettare il 1853 perché la categoria emotiva della NOIA comparisse per la prima volta nella lingua inglese con il suo attuale nome BOREDOM, che deriva dal verbo francese BOURRER, riempire, saziare.


Questo legame tra NOIA e riempimento era la conseguenza di un rapporto con il tempo in rapida evoluzione.


Le società preindustriali non avevano fatto una distinzione tra lavoro e fatiche domestiche, ma la rapida espansione delle fabbriche e degli uffici all’interno delle città a partire dal tardo Settecento aveva creato un nuovo modo di ripartire le giornate, inaugurando il concetto di TEMPO LIBERO.


Presto il tempo dedicato agli svaghi diventò un business: l’industria dell’intrattenimento e del turismo.


In questo contesto il ritrovarsi senza niente da fare, l’incapacità di interessarsi, di sentirsi utili, di riempire ossessivamente il tempo libero, rappresentavano un marchio della propria inadeguatezza.


I medici del tempo discutevano fra l’altro sulle sgradevoli implicazioni della NOIA portata all’eccesso, come l’alcolismo e l’eccesso di sonno.


Oggi, in teoria dovremmo essere liberi dalla noia, con gli stimoli costanti offerti dalle tecnologie alla portata di tutti e con l’avvento dello Smart Working, dove è difficile distinguere il tempo lavorativo dal tempo libero, eppure le preoccupazioni vittoriane riguardo la noia sono ancora con noi, riformulate in termini più adatti al nostro periodo storico.


Ci sono persone con bassi livelli di DOPAMINA (neurotrasmettitore), che le rendono agitate, irrequiete e facili alla distrazione.


Quelli che ottengono risultai significativi sulla SCALA DELL’INCLINAZIONE ALLA NOIA, hanno maggiori probabilità di eccedere nel consumo di alcool, diventare obesi o commettere errori alla guida.


Comunque dobbiamo anche considerare che la NOIA è uno stato che può generare grande creatività.

Quindi non affanniamoci a riempirci le giornate di qualsiasi attività pur di non restare fermi, perché forse, come ha sostenuto l’antropologo Ralph Linton:

”La capacità umana di essere annoiati, più dei bisogni sociali o naturali, sta alla radice del progresso culturale dell’uomo”.


“Nella vita ci sono cose peggiori della morte. Hai mai passato una serata con un assicuratore?”

Woody Allen


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