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Leggere per comunicare

I neuroscienziati hanno dimostrato che comprendere le parole dell’altro significa attivare le aree cerebrali che elaborano le nostre emozioni, sensazioni o azioni.



Mentre leggete queste frasi state utilizzando una delle meravigliose invenzioni dell’uomo.

Il vostro cervello trasforma i simboli sulla pagina: le lettere e le parole, in un’immensità di senso, che vi apre mondi, vi fa pensare, attiva i ricordi.

I segni sulla pagina diventano suoni e i suoni portatori di senso, il vostro personalissimo senso.


La bellezza di questa invenzione è far emergere dal cervello idee o emozioni di prodigiosa precisione.


L’automaticità di questo processo (un lettore allenato può leggere anche 200 parole al minuto), ci fa dimenticare il suo apprendimento complesso, come pure la macchina perfetta che si trova dentro al nostro straordinario cervello.


Nel 1994 lo psicologo Michael Posner e il neurologo Marcus Raichle, pubblicarono il libro “Images of Mind” dove si racconta di studi sulle reti neuronali alla base delle funzioni cognitive.

Si è scoperta una vasta rete dedicata alla lettura, che si estende dalla corteccia visiva alle aree del linguaggio nella corteccia frontale inferiore, passando dalla corteccia temporale e dal giro angolare.


Negli anni successivi sono stati fatte innumerevoli ricerche rivolte a popolazioni e persone differenti: bambini, adulti, dislessici, analfabeti, sordi; e in diversi sistemi di scrittura.

Da questi studi sono emersi risultati importanti: in tutte le lingue è una regione precisa all’interfaccia tra la corteccia occipitale e quella temporale dell’emisfero destro, che rappresenta la PORTA della lettura, la forma visiva delle parole,

LA BUCHETTA DELLE LETTERE del cervello.


L’aspetto straordinario è che si trova nella stessa posizione in tutte le culture e si sviluppa nel primo anno di apprendimento della lettura, reagendo in modo specifico alle catene di lettere o di caratteri.

Inoltre l’idea che la comprensione della lettura richiami a nostre sensazioni corporee, viene oggi chiamata ”Cognizione incarnata”.

Infatti chiedendo ad una persona di leggere parole come vomitare, si attiva la sua corteccia insulare, proprio come quando prova nausea.

Nello stesso tempo chiedendo alla persona di leggere la parola miele, si attiva la corteccia gustativa; e quando legge parole di azione come “raccogliere, spostare, bere” si attivano le aree della corteccia motoria, che comandano i movimenti delle mani, delle braccia, della bocca.


Comprendere le parole dell’altro significa attivare le aree cerebrali che elaborano le nostre emozioni, sensazioni o azioni.


Il cervello quindi non crea una nuova rete dedicata alla lettura, ma riutilizza quella del linguaggio orale, che riutilizza a sua volta una grande quantità di circuiti, alcuni antichissimi, legati alle nostre sensazioni, azioni ed emozioni.


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