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Smettila di lamentarti!

Aggiornamento: 1 giu 2021



Lamentarsi nuoce alla salute del cervello: ecco perché


Lamentarsi è un’abitudine che influisce negativamente sulla nostra salute e quella di chi ci ascolta. Sfogarsi, rimuginare su un problema, esprimere pareri negativi può essere liberatorio ma va fatto con moderazione.

Venti minuti di lamentele riduce la capacità di memoria e problem solving dei nostri neuroni. Ecco perché dobbiamo imparare a lamentarci meno e agire di più.


Il lamento continuo è una modalità della mente che non serve per risolvere i nostri problemi.

Quando ci lamentiamo produciamo tanta energia negativa che attiva il cortisolo, l’ormone dello stress.

Questo ormone ha effetti sull’ippocampo, zona del cervello che incide nel processo di apprendimento ed è responsabile della memoria e dell'immaginazione.

Non ci sorprendiamo se dopo aver subito le lamentele di un nostro amico ci sentiamo poco creativi, tristi e depressi.


Uno studio condotto dalla Stanford University ha dimostrato che venti minuti di ascolto di lamentele è pericolosa perché i neuroni ne risentono e perdono la capacità di elaborare creativamente delle soluzioni, vanno letteralmente in "modalità off" perché il cervello attraverso le sinapsi cataloga gli impulsi ricevuti e reputa le lamentele di scarso livello.

Da considerare anche gli effetti negativi sull’organismo come l’abbassamento delle difese immunitarie e sull’apparato digerente che può riscontare l’insorgere di coliti e gastriti.

Ecco le 4 ragioni che ci convinceranno a lamentarci di meno e affrontare di le situazioni difficili e problematiche con coraggio e determinazione:

  1. Le lamentele aumentano la negatività: lamentarsi diventa un atteggiamento radicato che ci rende pessimisti. La nostra mente risulta piena di emozioni negative come rabbia, tristezza, angoscia e invidia.

Questa tipologia di emozioni attiva un circolo vizioso al quale diventa difficile sottrarsi e ci impedisce di riconoscere gli spiragli di positività.

Le lamentele non ci fanno vedere la realtà in modo oggettivo.


2) Le lamentele ci isolano: chi si lamenta continuamente non è un’ottima compagnia. Viene allontanato perché rende depressi, angosciati e nervosi.

3) Le lamentele fanno cadere nel vittimismo: i lamentoni cronici tendono a scaricare sugli altri la responsabilità delle loro azioni, soprattutto quelle sbagliate. Fanno le vittime per non affrontare realmente i problemi e non prendono alcuna iniziativa per cambiare sé stessi e ciò che non funziona bene.

4) Le lamentele attivano il pensiero ruminativo: chiamato anche over thinking una modalità in cui non si è capaci di affrontare la frustrazione e le difficoltà della vita. E’uno stato mentale pericoloso che sostiene il pensiero razionale escludendo la parte emotiva, non consentendo di adattarci alle situazioni ed esercitare il problem solving.

La mente umana è un meccanismo complesso, ma con un potenziale molto pericoloso, soprattutto per chi ha una tendenza a lamentarsi.

Secondo Laura Markham, psicologa e autrice del libro Peaceful Parent, Happy Kids: How to Stop Yelling and Start Connecting,

ogni persona si lamenta mediamente almeno 30 volte al giorno.

Questa media ha avuto un’impennata nella crisi tra il 2007 e il 2013, anche grazie alla diffusione dei social network e della loro funzione di “sfogatoio”.


Se chi si lamenta ogni tanto per sfogarsi può trarne beneficio, altrettanto non può dire chi fa del LAMENTISMO una vera e propria ossessione.

Chi protesta trasmette una sensazione di pessimismo al proprio cervello, specie nel momento in cui esplicita il suo pensiero ad alta voce.


Come spiega lo studioso di natura umana Steven Parton, si tratta di una vera patologia che si può trasmettere anche a chi frequenta queste persone per lunghi periodi di tempo.

Parton sostiene che quando stiamo accanto a qualcuno che sta vivendo un’emozione forte, sia essa rabbia, felicità o tristezza, il nostro cervello sperimenta la stessa emozione, immaginando cosa l’altro stia attraversando.


Questo meccanismo mentale è favorito da un processo che sta alla base dell'empatia, definito su un articolo di Entrepreneur come Neuronal Mirroring, o effetto specchio.

Infatti, se l'appagamento personale è dovuto anche alle idee e alla loro applicazione, dialogare con chi si lamenta e non vuole intervenire sulle cause del suo malessere può essere distruttivo.


Parton aggiunge che la ripetizione di pensieri pessimisti porta le coppie di sinapsi che rappresentano inclinazioni negative a trovarsi più vicine tra loro, spingendo alla generazione di ulteriori riflessioni cupe.


Frequentare persone pessimiste può portare negatività e creare forte stress. Lo STRESS è pericoloso e altera la salute psichica e fisica, aumentando il rischio di diabete, obesità e malattie cardiovascolari.



La filosofa e pedagogista Laura Campanello scrive: “Spesso questo atteggiamento è pieno di alibi per evitare il cambiamento, che spaventa più della situazione che pare insopportabile”.

La lamentela fine a sé stessa è l'equivalente del guardarsi l'ombelico intristendosi.

A sostegno di questa tesi esistono studi come quello del 1996 su Science del biologo Robert Sapolsky della Stanford University, che sostiene che la regione del cervello interessata dal lamentismo è l'ippocampo:

“Quantità eccessive di stress o esposizione a glucocorticoidi, una classe di ormoni, possono avere un effetto su questa parte del cervello nell'uomo”.


Ma non tutte le lamentele sono negative.

Questo vale anche per le relazioni.

Danielle Page sostiene che benessere e stabilità di una coppia sarebbero in pericolo nel momento in cui non si affrontano momenti di stallo o incomprensioni.

Per l’autrice, “se la relazione è importante e un amico ti ferisce, le sue scuse possono aiutare a risolvere il problema”.

Questo vale anche per il partner: quando il proprio compagno trova il coraggio di affrontare un problema, di lamentarsene apertamente, le possibilità di trovare una soluzione vantaggiosa per entrambi i soggetti aumenta.

Questo discorso può valere anche in ambito lavorativo, sempre a patto che il confronto venga portato avanti con toni costruttivi e mai per sfogare la propria rabbia o frustrazione in modo gratuito.


Cambiare l’attitudine di pensiero non è facile.

Smettere di lamentarsi fa bene al cervello.


Per fortuna, esistono alcune tecniche per smettere di lamentarsi in modo compulsivo.

Queste tecniche sono state sintetizzate dallo psicologo Guy Winch nel metodo a 4 fasi conosciuto come FETTA DI PANE.


  1. La prima è coltivare un'attitudine alla gratitudine, spostando l'attenzione dal lamento da sé stessi a qualcosa per cui provare riconoscenza, abbassando del 23% il cortisolo, l'ormone dello stress.

Una ricerca condotta dall’Università della California ha verificato che chi lavora quotidianamente per coltivare un atteggiamento di gratitudine sperimenta un miglioramento dell'umore e dell'energia, nonché una diminuzione dell’ansia a causa dei livelli più bassi di cortisolo”.


Cambiare la prospettiva sulle cose, in pratica, può ribaltare completamente l'attitudine, trasformandola da negativa a positiva.


  1. Un altro modo per affrontare il LAMENTISMO è avere ben chiara la soluzione al problema oggetto del malessere. Se non la si trova, probabilmente la lamentela è fine a sé stessa. Anche l'essere specifici, invece che generici, aiuta a identificare con più precisione il motivo della lamentela e a isolarlo.

  2. Altro passaggio rilevante è coinvolgere chi ci circonda a diventare parte attiva nel trovare una soluzione a quello che ci preoccupa e evitare di trattarlo solo come un parafulmine della propria frustrazione.

  3. Concentrarsi su una criticità alla volta è un ulteriore consiglio, possibilmente mostrandosi disposti a lavorare sul motivo del malessere, in modo da renderlo momentaneo e risolvibile.


Un approccio esemplificativo potrebbe essere: “Se potessi fare uno sforzo per mettere i tuoi piatti sporchi in lavastoviglie, mi renderebbe felice”.


Bisogna sempre ricordare che la ritualità del lamento è tendenzialmente negativa, anche per l'ambiente in cui viene manifestato.


Lamentarsi è un atteggiamento non finalizzato a risolvere il motivo della lamentela, quindi non è costruttivo, il risultato non sarà liberatorio per nessuno dei soggetti interessati.


L'empatia è un veicolo per rendere più facile una guarigione dal LAMENTISMO.


Comprendere gli altri, la loro mentalità e le difficoltà che affrontano, ci offre una grande possibilità: quella di evitare lamentele sterili e inutili, che hanno il solo risultato di impoverire la nostra vita e quella di chi ci è vicino.


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