Incentivi per l’assunzione delle donne nel 2021-2022
La pandemia nel mondo del lavoro ha colpito in modo particolare le donne.
Il 2020, è stato un anno di retrocessione in tema di parità di genere: i progressi compiuti negli ultimi anni sono stati messi in discussione.
Milioni di donne nel mondo che svolgevano mansioni precarie hanno perso il lavoro.
Le attività di cura non retribuite, sbilanciate sulle donne, sono aumentate a causa della chiusura delle scuole e dei lunghi periodi di lockdown, e ha costretto moltissime lavoratrici ad abbandonare il lavoro perché non conciliabile con la gestione di figli e genitori.
I dati OECD stimano che le donne italiane si occupano per circa cinque ore al giorno in media al lavoro di cura non retribuito, mentre gli uomini non arrivano a due e mezzo.
Ne consegue che in Italia il 34% delle donne lavoratrici ha un contratto part-time contro il solo 9% degli uomini.
Incentivi per l’assunzione delle donne, le novità 2021-2022
Il Governo ha introdotto nuovi sgravi contributivi per le aziende che assumono donne, ampliando così gli incentivi alle assunzioni già previsti e i benefici già esistenti.
La legge di bilancio 2021, infatti, ha stabilito l’ampliamento al 100% dell’esonero dei contributi dovuti dal datore di lavoro nel caso dell’assunzione di donne nel biennio 2021-2022.
Lo sgravio contributivo era già in vigore dal 1992 nella misura del 50% e dal 2012 con la “legge Fornero”.
Si tratta di un ampliamento importante rispetto agli sgravi già previsti da tempo, con il limite fissato a 6.000 euro annui.
A oggi, la disposizione attende il via libera della Commissione europea, che ha recentemente approvato gli incentivi per l’assunzione dei giovani under 36.
Bisognerà quindi aspettare l’ufficialità e la circolare dell’Inps che stabilisca le modalità operative per il godimento della decontribuzione.
Chi può beneficiarne
Possono richiedere l’applicazione dello sgravio tutti i datori di lavoro privati, anche non imprenditori, mentre sono escluse le pubbliche amministrazioni.
L’incentivo spetta nel caso di: assunzioni a tempo indeterminato; assunzioni a tempo determinato; trasformazioni a tempo indeterminato di un contratto a tempo determinato.
Le lavoratrici per cui si può chiedere l’incentivo
In particolare le donne lavoratrici sfavorite.
Le over 50, le disoccupate da 6 o 12 mesi in aree svantaggiate del paese e le donne di qualsiasi età e residenza, che non abbiano un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi.
Quale differenza tra uomini e donne nel mercato del lavoro
È un fatto che l’accesso al mondo del lavoro e l’evoluzione dei percorsi di carriera delle donne siano soggetti a disparità di genere.
Si parla di pavimenti vischiosi, che bloccano le lavoratrici ai bassi livelli delle organizzazioni o di soffitti di acciaio, che impediscono alle donne di arrivare fino alla cima delle stesse.
Con una differenza evidente tra i salari medi degli uomini e quelli delle donne.
Il World Economic Forum, stima che in Italia la differenza retributiva di genere del settore privato sia pari all’ 11,5%.
In pratica le donne percepiscono mediamente un mese di stipendio in meno rispetto ai loro colleghi uomini.
La parità di genere, una realtà per poche aziende, una conquista per molte donne
Se le donne in posizioni apicali in Italia sono poche, non mancano fortunatamente le note positive e ci sono aziende che fanno della diversità di genere un punto di forza.
L’Italia è sotto la media europea per l’accesso delle donne al mondo del lavoro, ma la situazione è ancora peggiore per quanto riguarda la presenza di donne in posizioni apicali.
Sicuramente è un fatto culturale, che danneggia le donne e le imprese stesse.
la parità di genere e la diversità sono uno degli obiettivi delle Nazioni Unite.
I dati dimostrano che le imprese che rispettano le differenze, non solo di genere, hanno risultati economici migliori e riescono a cogliere prima e meglio le innovazioni di processo e di prodotto.
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